Violenza a Catania, il Gip dispone il carcere per tre degli indagati
Il Gip di Catania ha disposto il carcere per tre degli indagati per lo stupro di gruppo a Catania. Si tratta di due minorenni e di un diciottenne. “Non sono stato io”: è la frase maggiormente ripetuta negli interrogatori di garanzia, davanti ai giudici per l’udienza preliminare, da parte dei sette fermati.
E lo hanno ripetuto anche i due egiziani, un minorenne e un neo maggiorenne, ritenuti gli autori degli abusi che sono stati accusati dalla stessa vittima, dal suo fidanzato 17enne e anche dal Dna estrapolato dalle tracce biologiche trovate sugli indumenti della ragazzina. I due, e un terzo minorenne, resteranno in carcere: il giudice ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare mentre la decisione del gip distrettuale per gli altri quattro indagati è attesa nelle prossime ore.
Dagli atti delle due inchieste delle Procure emerge una ricostruzione drammatica dei fatti: la coppia è stata prima accerchiata dal gruppo e poi uno di loro ha spinto la ragazzina dentro uno dei bagni dove è avvenuta la violenza. La 13enne cerca di opporsi, senza riuscirci. “Tremavo come una bambina”, dirà ai Pm. Prova ancora a difendersi, ma riesce soltanto a dire “basta, per favore, non lo fare”.
Alla procura un giovane avrebbe raccontato che sarebbe intervenuto perché aveva sentito urlare e sostiene di avere detto all’aggressore di smetterla. Ma la ragazza lo smentisce: “nessuno dei presenti ha detto ‘lasciatela stare’ o ha cercato di interrompere la violenza”. Mentre nei bagni si consuma la violenza, il fidanzato della tredicenne viene bloccato all’esterno, picchiato e minacciato: “io sono pazzo, posso ammazzarti”, gli urla uno del branco. Poi i sette fuggono e i due fidanzatini corrono in strada e incrociano dei passanti che chiamano i Carabinieri.
“Qualche passante, si lamenta del fatto, che la villa è quasi blindata in questi giorni di festa, ma la sera è al buio e senza sorveglianza”.