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Massimo D’Antona, un innovatore europeista del diritto del lavoro

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A 23 anni dalla barbara uccisione, ieri è stato ricordato nell’aula magna del Palazzo centrale.

«Il diritto del lavoro deve isolare i “rischi” delle nuove tecnologie e creare nuovi diritti. E Massimo D’Antona, da vero costruttore del diritto e dell’amicizia con una visione europeista, ha dato il via e un importante contributo al lungo cammino dei giuslavoristi». Silvana Sciarra, docente dell’Università di Firenze e vice presidente della Corte Costituzionale, ha concluso con queste parole il suo intervento, tradendo un pizzico di emozione, nel ricordare Massimo D’Antona, il giuslavorista assassinato dalle Nuove Brigate Rosse il 20 maggio del 1999, a Roma, a pochi passi dalla sua abitazione. Un ricordo che ha commosso i numerosi presenti, stamattina, nell’aula magna del Palazzo centrale dell’Università di Catania, nel corso dell’incontro dal titolo “Lavoro e tecnologie nel ricordo di Massimo D’Antona”.

«Un docente dell’Università di Catania in cui ha insegnato e in cui ha stretto legami molto forti e indissolubili. Non a caso il nostro dipartimento di Giurisprudenza ha dedicato in sua memoria il Centre for the study of European Labour law e la biblioteca “20 maggio” nei locali di via Gallo in cui è possibile visionare i numerosi volumi che la moglie Olga nel 2001 ha voluto donare al nostro ateneo» ha detto in apertura il rettore Francesco Priolo. «Aveva capito prima di tutti l’evoluzione del mondo del lavoro a causa dell’innovazione e delle nuove tecnologie, purtroppo ha pagato con la vita il suo voler tutelare i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici» ha aggiunto.

Un tema ripreso dalla vice presidente della Corte Costituzionale che ha proseguito il suo intervento sottolineando come «D’Antona avesse avviato un percorso, proprio a Catania, con il suo gruppo di ricercatori, mettendo insieme fonti e ordinamenti nazionali per normare il diritto del lavoro in continua evoluzione per via dell’innovazione, dando anche un respiro internazionale». «Basti pensare alla pandemia che ha “creato” nuove figure professionali come i riders o alle nuove forme di smart working e il tema del diritto alla disconnessione del lavoratore, autentiche sfide per i giuslavoristi di oggi» ha aggiunto.

In precedenza il prof. Bruno Caruso, ordinario di Diritto del lavoro, aveva posto l’accento «sull’attenzione e dedizione di Massimo D’Antona nelle sue ricerche sulla “tensione tecnologica” del lavoro e sul ruolo determinante del web per favorire la condivisione tra gli studiosi e giuristi di una “biblioteca virtuale”». «Proprio a Catania, nel 1996, è nato il “Labour web” grazie a quella spinta iniziale di Massimo D’Antona, una banca dati della legislazione e della giurisprudenza dell’Ue, ha rapidamente ampliato i suoi contenuti includendo documenti della Commissione, statistiche, rapporti e documenti pertinenti – ha spiegato il docente dell’ateneo catanese -. Nel 2001 quando è stato istituito il Centre for the study of European Labour law “Massimo D’Antona” dell’Università di Catania, il Labor Web, di cui oggi presentiamo la quarta edizione, è diventato un sito per la diffusione delle attività di ricerca con una sezione di Working paper on-line e una sezione “Dossier” che ha reso sempre più questo sito online un punto di riferimento per la comunità accademica e non solo, infatti, oggi il nostro sito è indicizzato da molti enti nazionali e internazionali».

«Dalla biblioteca personale di Massimo D’Antona, donata dalla moglie Olga, oggi inauguriamo la biblioteca virtuale “20 Maggio” che raccoglie in una serie di volumi tutte le carte di lavoro inviate spontaneamente negli ultimi 20 anni al Centre for the study of European Labour law “Massimo D’Antona” da centinaia di italiani e studiosi internazionali» ha spiegato il docente Antonio Lo Faro dell’Università di Catania. Nel corso dell’incontro è stato presentato anche il volume “Lavoro e tecnologie. Dizionario del diritto del lavoro che cambia” di Silvia Borelli, Vania Brino, Claudia Faleri, Lara Lazzeroni, Laura Tebano e Loredana Zappalà.

«Il testo rappresenta un nuovo approccio al diritto del lavoro approfondendo la lettura di strumenti sociali complessi, una diretta conseguenza di quel fenomeno di globalizzazione che investe trasversalmente diversi ambiti e il mercato del lavoro negli ultimi 40 anni» ha spiegato la prof.ssa Pinella Di Gregorio, direttrice del Dipartimento di Scienze politiche e sociali. A seguire il prof. Salvatore Zappalà, direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, che ha sottolineato «il compito dei giuristi di oggi che devono seguire gli insegnamenti di “maestri” come Giovanni Falcone e Massimo D’Antona che hanno coniugato memoria e tradizione, evoluzione della società e dell’innovazione, per costruire il futuro».

I lavori sono proseguiti con le relazioni di Patrizia Tullini (Università di Bologna) e Giovanni Lo Storto (direttore generale dell’Università Luiss Guido Carli) e gli interventi di Loredana Zappalà (Università di Catania), Laura Tebano (Università Federico II di Napoli) e Claudia Faleri (Università di Siena). In chiusura l’intervento di Raffaele De Luca Tamajo dell’Università Federico II di Napoli.

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