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Processo Lombardo: I legali, “questo processo è denso di errori ricostruttivi”

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La Sentenza d’appello è prevista per il 21 dicembre

“Questo processo è denso di errori ricostruttivi. Si è pensato di partire da una tesi e di introdurre i fatti che la corroborassero senza guardarli nella loro rigorosa consistenza di vicende. Non c’è mai stato un patto politico-mafioso”. Con queste parole l’avvocata Maria Licata, ha iniziato le controdeduzioni del processo d’appello a carico dell’ex Presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato.

“Dove è la verità? La verità è nei fatti, quelli che noi possiamo ricostruire”, aggiunge la difesa dell’ex Governatore, che è seduto in aula accanto a lei. E spiega: “Siamo di fronte a illazioni, a deduzioni”. Per poi sottolineare: “Signori giudici, non avete una prova del patto politico- mafioso, neanche una prova di tipo testimoniale”. “O il patto politico-mafioso è stato stipulato, e qualcuno ci deve spiegare quando è stato stipulato, o non è stato stipulato”, dice ancora.

Assolvere Raffaele Lombardo “perché il fatto non sussiste”. E’ la richiesta alla Corte d’appello di Catania ribadita dall’avvocato Maria Licata a conclusione della sua replica come difensore dell’ex presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo.

Alla fine della requisitoria, nel febbraio scorso, l’accusa, rappresentata dai pg Sabrina Gambino e Agata Santonocito, aveva chiesto la condanna a sette anni e 4 mesi di carcere per l’ex Presidente della Regione siciliana. Il nuovo processo di appello scaturisce dalla decisione della Corte della Cassazione di annullare nel 2018, con rinvio, la sentenza del procedimento di secondo grado, emessa l’anno prima, che era terminata con l’assoluzione di Lombardo dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e la condanna a due anni (pena sospesa) per corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso, ma senza intimidazione e violenza. Una sentenza, quella di secondo grado, che a sua volta aveva riformato quella emessa il 19 febbraio 2014, col rito abbreviato, dal Gup Marina Rizza che lo aveva condannato a sei anni e otto mesi per concorso esterno all’associazione.

Nel corso della discussione della difesa, i legali di Lombardo avevano parlato di una “storia politica trasformata in romanzo criminale”. E avevano sottolineato che la “lotta dell’ex Presidente della Regione siciliana contro la mafia non era solo di facciata”, “con la nomina di due magistrati antimafia nella sua Giunta regionale, come dice l’accusa. Già da prima l’imputato lottava contro Cosa nostra ed è dimostrato”.

A fine udienza l’ex governatore ha reso dichiarazioni spontanee: “Senza tema di smentita dico che non c’è mai stato un patto, non c’è mai stato un voto, non c’è mai stata nessuna contropartita” con Cosa nostra”. “Perché questi tre elementi – spiega Lombardo – quando si ha a che fare con la mafia sono strettamente connessi”. “Non può non esserci contropartita se c’è stato un patto di impegno – dice ancora l’ex governatore – da parte della mafia. Contropartite non ce ne sono”. “Non ho mai chiesto il voto” ai boss, ha detto Raffaele Lombardo. “E non lo dico io, ma lo dicono loro. Ed è tutto agli atti del processo”.

La sentenza d’appello è prevista per il 21 dicembre. In programma, la replica di uno due dei difensori di Lombardo. A conclusione dell’udienza i giudici si ritireranno in camera di consiglio per emettere la sentenza.

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