Le leggende più celebri sulla città di Catania
La città di Catania è uno degli epicentri culturali particolarmente amati al Sud Italia, nonché una delle culle più importanti per quel che concerne tradizione, storia e ideologia presente all’interno della città siciliana. Non a caso, la città è piena di una serie di culture, tradizioni e leggende che si sono moltiplicate nel corso degli anni e che hanno permesso, di generazione in generazione, di dare un nuovo volto all’impianto cittadino. Se conoscerle tutte non è certamente semplice, dal momento che i racconti sono particolarmente diversi l’uno dall’altro e non si riesce a conoscere la verità sotto questo punto di vista, è possibile far riferimento ad una serie di piattaforme online che permettono di venire incontro alle proprie esigenze e domande. Ad esempio, per chi vuole avere una sicurezza relativamente al tipo di gioco e divertimento online in modo sicuro, questo sito è un utile strumento per confrontare i migliori casinò online legali italiani. Quanto, invece, alle tradizioni e alle leggende più importanti che si sono diffuse a proposito della città di Catania vale la pena analizzarle alcune.
Il cavallo senza testa di via Crociferi
Una delle leggende più macabre e, allo stesso tempo, affascinanti sulla città di Catania riguarda la cosiddetta via Crociferi, uno degli epicentri del turismo di Catania e uno dei luoghi che, da sempre, è più frequentato all’interno della città siciliana. Così era anche in passato, quando la via era utilizzata anche da nobili per la realizzazione di affari piuttosto loschi di cui non si dibatteva di giorno e in pubblico per questo motivo, la tradizione vuole che coloro che si servissero della strada avevano creato una leggenda, per evitare che chiunque, di notte, transitasse all’interno della via Crociferi. La leggenda in questione racconta che un cavallo senza testa si aggirasse in via crociferi, pronto a uccidere chiunque camminasse nel suo territorio di notte.
Se, generalmente, credendo alla leggenda, tutti decidevano di evitare via Crociferi, un giovane decise di tentare la sorte scommettendo con i suoi amici; la scommessa voleva che il giovane piantasse un chiodo sotto l’arco di San Benedetto, dopo aver attraversato tutta via Crociferi, rimanendo indenne. Così fu, dal momento che il giovane non corse nessun pericolo e riuscì a piantare il chiodo all’interno del posto stabilito. Tuttavia, per errore, il giovane ragazzo rimase con il mantello impigliato al chiodo, e pensando che fosse stato lo zoccolo del cavallo a trattenere il suo mantello, morì per il colpo di paura. Ancora oggi, in molti giurano di sentire il rumore degli zoccoli del cavallo senza testa, a dimostrazione di una leggenda che si è diffusa nel corso degli anni e che ha conquistato la tradizione culturale della città di Catania.
La leggenda dei fratelli Pii
Una delle leggende più belle a proposito della città di Catania, sia per il peso specifico di questo racconto che ha ispirato anche Virgilio per la realizzazione dell’Eneide, sia per la bellezza del contenuto della leggenda, è quella dei fratelli Pii. Questi ultimi, che lavoravano come contadini, avevano genitori paralitici e, un giorno, vennero sorpresi da un’eruzione improvvisa dell’Etna.
Pur potendosi salvare agilmente, i due giovani decisero di rallentare il proprio cammino per salvare i genitori, che non potevano muoversi autonomamente. Dopo averli caricati sulle spalle, i giovani fuggirono ma, costretti a procedere lentamente, vennero raggiunti dalla lava che, però, poco prima di sfiorarli, si spezzò in due tronconi, salvando loro la vita. Il racconto di solidarietà è diventato così tanto celebre, all’interno della città di Catania che la celebre immagine di Enea che trasporta suo padre malato sulle spalle è stata oggetto di ispirazione per Virgilio; allo stesso tempo, al di fuori dell’università, si può notare anche una scultura in bronzo, che raffigura proprio i fratelli Pii nell’intento di salvare i propri genitori.