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Dossieraggio: Donzelli, “chiarire chi sono i mandanti”

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sarebbero stati setacciati i dati soprattutto di cittadini di centrodestra e in particolare politici e persone vicine al Carroccio

Sulla vicenda dell’inchiesta di Perugia sugli accessi illeciti alla banca dati della Dna “non posso parlare da esponente del Copasir, ma da parlamentare sono profondamente indignato da questi dossieraggi: è una roba indecente, che mina la democrazia.

Non ci si può fermare ai funzionari infedeli nella Guardia di finanza o in procura, bisogna chiarire chi sono i mandanti, a partire da chi ha pubblicato quella spazzatura. Guarda caso, solo il materiale utile ad attaccare esponenti di centro destra”. Lo dice in una intervista a La Stampa il deputato e responsabile Organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli.

Intanto ci sono vip e politici nella lunga lista delle persone spiate. L’inchiesta, rischia di allargarsi, nel database, segnalazioni di operazioni sospette, una vicenda sulla quale la procura di Perugia è solo all’inizio delle proprie indagini: una quindicina gli iscritti nel registro degli indagati compresi il tenente della guardia di finanza Pasquale Striano, presunto autore di centinaia di accessi abusivi, e Antonio Laudati, già sostituto alla procura nazionale antimafia.

E adesso il caso finisce sul banco delle commissioni parlamentari di inchiesta e del Consiglio superiore della magistratura. Gli stessi procuratori di Perugia Raffaele Cantone e dell’Antimafia Giovanni Melillo hanno chiesto di essere sentiti dal Comitato di presidenza del Csm, dal presidente della Commissione antimafia e da quello del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.

Richieste non casuali. Il primo è il capo dell’ufficio titolare dell’inchiesta mentre il secondo è l’attuale numero uno della Direzione nazionale antimafia, per la quale avevano prestato servizio i due indagati chiave: Pasquale Striano, il finanziere al quale vengono contestati centinai di accessi abusivi alla banca dati delle Segnalazioni di operazioni sospette, e Antonio Laudati, ex sostituto procuratore dell’antimafia, il quale guidava la struttura che riceveva le cosiddette ‘Sos’ (segnalazioni operazioni sospette).

All’epoca dei fatti il procuratore capo della Dna era Federico Cafiero de Raho, oggi deputato del Movimento Cinque Stelle, il quale nei mesi scorsi aveva già negato categoricamente l’esistenza di una centrale di dossieraggio interna alla direzione nazionale antimafia. In queste ore Melillo e Cantone considerano però “doveroso” chiedere di valutare “con l’urgenza del caso” la loro audizione, che considerano appunto “necessaria alle valutazioni riservate” di Csm, Copasir e Commissione antimafia. Quest’ultima si sta già attivando in merito e nelle prossime ore si terrà l’ufficio di presidenza, presieduto da Chiara Colosimo, per valutare la richiesta dei due magistrati.

La Lega, secondo cui sarebbero stati setacciati i dati soprattutto di cittadini di centrodestra e in particolare politici e persone vicine al Carroccio, chiede invece al Copasir di approfondire la questione “in dettaglio fino alla completa chiarezza sui fatti, a partire dalle audizioni dei vertici presenti e passati della Guardia di Finanza e dell’Antimafia. Siamo di fronte a un attacco alla Repubblica e alla democrazia”.

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