Commissione Giustizia: Ardita, “la liberazione anticipata speciale è un indulto”
“La liberazione anticipata speciale verrebbe applicata fin dal 1 gennaio del 2016, e questo comporta che chi è stato sei anni in carcere avrebbe un anno di abbuono, quindi questo provvedimento è un indulto, neppure mascherato, che si applica a chi ha una lunga permanenza in carcere: più lunga è la permanenza, maggiormente rilevante è l’applicazione della norma”.
Lo ha detto il procuratore aggiunto di Catania, Sebastiano Ardita, ascoltato in commissione Giustizia nell’ambito dell’esame della proposta di legge in materia di concessione della liberazione anticipata e disposizioni temporanee concernenti la sua applicazione. Il magistrato, applicando la norma sulla popolazione in istituti penitenziari che sconta pene definitive, stima che “in un anno e nove mesi uscirebbero dal carcere 23.00 detenuti che hanno pene fino a tre anni, la maggior parte di loro subito, per effetto dell’indulto di cui ho parlato prima, gli altri scaglionati”.
A beneficiarne maggiormente sarebbero “persone condannate per associazione mafiosa e per gravi reati contro la persona, come quelli da fasce deboli e da codice rosso”. Ci sarebbe, ha spiegato Ardita, uno ‘sconto’ del 43% sulle condanne, di “75 giorni su ogni 180 giorni”, e quindi, ha osservato il procuratore aggiunto di Catania, “le sentenze dei Tribunali avrebbero un valore del 57% della condanna comminata”. Inoltre, ha detto il magistrato, c’è un automatismo pericoloso: “per i detenuti riuscire a non avere infrazioni disciplinari equivale a ottenere la libertà anticipata”.
“Così – ha sottolineato Ardita – si regala la libertà a chi non la merita, è una norma senza senso, che premia chi ha avuto la fortuna di non intercorrere nella sanzione disciplinare, disposte dal direttore del carcere come se fosse un notaio. E’ una norma che avrà dei costi e butta a mare il lavoro dei Tribunali”.