Messina Denaro, “cercano me, è finita”
Continuano senza sosta, le perquisizioni a a Campobello di Mazara dopo cattura del super boss Matteo Messina Denaro. Gli investigatori avrebbero già trovato almeno tre covi. In uno di questi, tra i libri trovati, c’è anche una biografia del leader russo Vladimir Putin. Sono decine i volumi trovati nell’appartamento sugli argomenti più disparati, tra i quali anche alcuni testi storici. Gli investigatori, hanno perquisito anche la casa della madre di Andrea Bonafede, il geometra che avrebbe prestato la sua identità alla primula rossa. Ispezionata anche l’abitazione di un avvocato che dista circa 800 metri dal presunto terzo covo, e quella di fronte all’abitazione del fratello del boss.
“Cercano me. È’ finita”. Lo avrebbe detto il boss vedendo i carabinieri, e poi avrebbe abbracciato il suo autista. E al colonnello del Ros Lucio Arcidiacono che gli chiedeva come si chiamasse, ha detto il suo nome: Matteo Messina Denaro. I particolari sono stati raccontati da Giovanni Luppino al gip che ieri, accogliendo la richiesta della Procura di Palermo, dopo averne convalidato l’arresto, ha deciso che resterà in carcere con le accuse di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena.
Le dichiarazioni di Luppino sarebbe una strategia per sottolineare che lui non conoscesse il passeggero portato lunedi scorso in auto alla clinica Maddalena, dove ad attendere il boss c’erano i militari del Ros. Secondo il suo racconto, avrebbe conosciuto Matteo Messina Denaro da alcuni mesi tramite Andrea Bonafede, l’uomo che ha prestato la sua identità.
“E’ venuto domenica sera, a dirmi di portarlo alla casa di cura per le terapie e io l’ho fatto”, ha detto. Solo vedendo i militari Luppino avrebbe chiesto al conoscente se cercavano lui. E Messina Denaro avrebbe finalmente fatto capire la sua vera identità. Ricostruzione che non avrebbe convinto i magistrati: “La versione dei fatti fornita dall’indagato è macroscopicamente inveritiera, non essendo credibile che qualcuno, senza preavviso, si presenti alle cinque del mattino a casa di uno sconosciuto per chiedergli la cortesia di accompagnarlo in ospedale per delle visite programmate, in assenza di una situazione di necessità e urgenza. Ma al di là di ogni considerazione logica, sono le risultanze investigative a fornire il dato decisivo, nella misura in cui il possesso del coltello e dei due cellulari – entrambi tenuti spenti ed in modalità aereo – suggeriscono che Luppino fosse talmente consapevole dell’identità del Messina Denaro da camminare armato e ricorrere ad un contegno di massima sicurezza per evitare possibili tracciamenti telefonici”.
Intanto, stamattina è stata ritrovata dalla polizia una Giulietta che si presume sia stata utilizzata dal boss Matteo Messina denaro. Proprio grazie alla macchina gli investigatori riuscirono a risalire al primo covo del boss individuato a Campobello di Mazara. Nel borsello trovato al capo mafia dopo l’arresto c’era una chiave. Dal codice della chiave, i pm sono arrivati alla Giulietta, poi gli investigatori hanno ricostruito, grazie un sistema di intelligenza artificiale, gli spostamenti del veicolo del capo mafia risalendo al suo nascondiglio di vicolo San Vito. Ma solo ora la Giulietta è stata ritrovata.