Messina Denaro: trafugati file riservati, due arresti

Matteo Messina Denaro

Accesso abusivo a sistema informatico, rivelazione di segreti d’ufficio sulla cattura del boss Matteo Messina Denaro e ricettazione. Con queste accuse i carabinieri dei Comandi provinciali di Trapani e Milano hanno eseguito due arresti domiciliari nei confronti di un maresciallo dell’Arma e un consigliere comunale della provincia di Trapani. I provvedimenti sono stati disposti dal gip su richiesta della Dda di Palermo nell’ambito di una inchiesta su una fuga di notizie connesse alle fasi successive alla cattura del capomafia di Castelvetrano.

I due avrebbero tentato di divulgare, “attraverso la pubblicazione su alcune testate online, alcuni documenti ancora coperti da segreto investigativo e riguardanti le indagini sulle fasi successive alla cattura di Messina Denaro, avvenuta il 16 gennaio a Palermo. I documenti sarebbero stati “carpiti” dal maresciallo, che era in servizio presso un Comando Compagnia in provincia di Trapani, e da lui ceduti al consigliere comunale.

Quest’ultimo, “probabilmente – evidenziano i carabinieri – a scopo di lucro”, li avrebbe proposti in vendita a Fabrizio Corona che avrebbe poi realizzato degli scoop. Corona, che è indagato a piede libero, ha ricevuto comunque un provvedimento cautelare e ha subito una perquisizione di alcuni locali nella sua disponibilità a Milano. Fabrizio Corona, in una intercettazione del 2 maggio 2023 parla di uno “‘scoop pazzesco’ di cui era in possesso ‘un consigliere regionale di Castelvetrano’ grazie a non meglio specificati carabinieri che avevano proceduto alla perquisizione dei covi del latitante che avrebbero voluto ‘vendersi il materiale'”.

È quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare del Gip. Nelle conversazioni successive Corona conferma la volontà di “acquisire e rivendere il materiale che il consigliere gli avrebbe procurato”. Fabrizio Corona ha poi cercato di vendere i documenti a Moreno Pisto, direttore del quotidiano online Mow. L’incontro tra Pisto, Corona e Randazzo avviene il 25 maggio e in quella occasione il giornalista riuscì in segreto a fare copia di file. Pisto “resosi conto della riservatezza dei documenti- scrive il Gip- si era consultato con un amico giornalista, Giacomo Amadori” e si rivolse alla Polizia.

“Ogni giorno è pieno di pazzi che gli propongono delle cose, che lui rifiuta, Corona fa soltanto il suo lavoro, cerca gli scoop, e ciò che mi amareggia è che quando c’è di mezzo Corona il diritto e la realtà vengono storpiati”, ha affermato l’avvocato Chiesa, storico difensore dell’ex ‘re dei paparazzi’, in affidamento terapeutico da tempo per scontare le condanne definitive. Il legale ci tiene a sottolineare che la denuncia presentata da Pisto è stata fatta “in accordo con Corona”. Lo stesso Corona, ha aggiunto, “me ne aveva parlato e gli ho detto ‘denunciate subito'”.

L’avvocato Chiesa ha spiegato che “un uomo ha chiesto di incontrarli e si è presentato con dei documenti, loro hanno capito subito che era una polpetta avvelenata, hanno bluffato fingendosi interessati e Pisto ha denunciato in accordo con Fabrizio, capendo la delicatezza della situazione, e non hanno pubblicato alcuna notizia nemmeno di quello strano contatto”. E, ha proseguito Chiesa, “solo Fabrizio ora è indagato per tentata ricettazione, un reato che non esiste”. Il legale ha precisato che Corona è stato perquisito dai carabinieri a Milano la scorsa notte. “Sono venuti in 10 e gli hanno preso i pc, facciano quello che vogliono, lui si è comportato correttamente, ha capito subito che quel materiale poteva essere trafugato o costruito”.