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Legge ritorno alle Province è illegittima, “Pronto al ricorso in Corte Costituzionale”

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La legge per il ritorno all’elezione a suffragio universale e dunque per la piena rinascita degli organismi politici nelle Province siciliane è illegittima. La norma attualmente in discussione all’Ars, se approvata, non sarà applicabile. e se mai elezioni si svolgessero sarebbero annullate con un enorme spreco di denaro pubblico.

La tesi dell’avvocato e consigliere comunale
Ne è convinto Carmelo Miceli, avvocato e Consigliere comunale a Palermo che prepara una vera e propria battaglia contro il ritorno alle province. Almeno contro la legge che si vuole approvare in questi giorni all’Ars che considera una vera e propria “presa in giro”

“Più che di dubbi parlerei di certezze. C’è la certezza che si sta, per fini elettorali, raccontando di imminenti elezioni provinciali che saranno ad avviso di chi lo racconta valide in funzione di una legge che è incostituzionale. Così come sono state incostituzionali le norme precedenti, più volte impugnate più volte impugnate innanzi alla Corte Costituzionale, perchè andavano in contrasto con la cosiddetta legge Delrio. Da allora nulla è cambiato. La modifica o abrogazione della Delrio è nei programmi ma non è stata fatta ed è pienamente in vigore,. Qualsiasi legge che vada in contrasto con quelle disposizioni è incostituzionale” sostiene Carmelo Miceli

Una legge da superare
“Il tema è chiaro: o il Governo centrale ha la forza e il coraggio di superare definitivamente la Delrio e di consentire alla Regione Siciliana di legiferare liberamente in forza di una legge superiore che consenta l’elezione diretta o qualsiasi elezione indetta o, nella vigenza della Delrio che è ancora in piedi è valida ed efficace, qualsiasi elezione indetta in maniera diretta a suffragio universale sarà illegittima”.

L’accordo fra Stato e Regione
La legge in discussione all’Ars parte, però, dal presupposto di un accordo fra Stato e Regione: nelle more della modifica della Delrio, direbbe il tacito accordo, lo Stato non impugnerà una legge regionale che anticipi il ritorno alle province con elezione a suffragio universale nell’isola

“Premesso che io credo che se fosse così significherebbe che lo Stato di diritto è finito – prosegue Miceli – e ammettendo che lo Stato rinunci alle sue prerogative, non hanno fatto i conti con i legittimi interessi dei singoli consiglieri. Se mai si dovesse arrivare ad approvare questa legge in vigenza della Delrio e si dovessero indire elezioni provinciali io per primo solleverei la questione davanti ad un giudice e ciò porterebbe ad un ricorso incidentale davanti alla Corte Costituzionale che non potrebbe che confermare quanto già scritto in due precedenti sentenze analoghe e dichiarare la norma incostituzionale”

Le due ipotesi
Di fatto le ipotesi sarebbero due: il blocco della legge prima delle elezioni e dunque il ritorno nel caos in attesa di una riforma da rifare oppure, ad elezioni avvenute, l’annullamento dei risultati con spreco di denaro per portare i siciliani alle urne.

Dunque restare senza province?
“Io sono convinto che la rinascita delle province è opportuna. Lo sono sempre stato e non difendo la Delrio come principio. Ho sempre ritenuto fosse un errore e lo dissi anche all’amico Graziano Delrio. Il tema è realizzare una riforma nei giusti tempi e nei giusti modi rispettando norme e costituzione”.

“Considerato che ci vorrà del tempo per una riforma nazionale solo dopo la quale si potrà procedere ad una legge regionale, la cosa giusta da fare per evitare di restare in questo limbo nel quale siamo ormai da un decennio con le ex province, è indire elezioni ponderate ovvero quelle previste dalla Delrio”

Ciò significherebbe chiamare alle urne i consiglieri dei comuni di ciascuna città metropolitana e Libero Consorzio ed eleggere un Consiglio provincia e un presidente, ove previsto, fra gli amministratori della ex provincia. una elezione già rinviata più e più volte e alla quale governo e maggioranza non vogliono ricorrere guardando, invece, ad elezioni con la riforma in vigore

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