Athena: FdI, “Sindaco e consiglieri facciano un passo indietro”
”Ci auguriamo sinceramente che il sindaco di Paternò Nino Naso, possa dimostrare la propria estraneità ai fatti contestati. Non ci fa velo il fatto di essere come FdI, sin dall’inizio di questo mandato elettorale, fortemente all’opposizione della sua giunta civica”.
Lo dichiarano in merito alle vicende giudiziarie che hanno ‘investito’ il Comune di Paternò, nell’ambito dell’operazione ‘Athena’ dei carabinieri, il Presidente provinciale di Fratelli d’Italia, Alberto Cardillo e il capogruppo consiliare di Fratelli d’Italia, Alfio Virgolini.
”Allo stesso tempo però – aggiungono – data la natura delle accuse, riteniamo opportuno che il sindaco Naso ed i consiglieri comunali facciano spontaneamente un passo indietro, permettendo di ridare al più presto voce agli elettori paternesi”.
L’inchiesta avrebbe consentito di accertare, sul territorio di Paternò, l’operatività del gruppo “Morabito-Rapisarda”, riconducibile al clan catanese “Laudani” intesi “Mussi ‘i ficurinia”, individuandone gli elementi di vertice, e i suoi rapporti con il clan storicamente contrapposto degli “Assinnata”, articolazione territoriale della famiglia di cosa nostra catanese “Santapaola-Ercolano”.
Tra gli indagati, ci sarebbe anche il sindaco di Paternò, Antonino Naso, e un assessore dell’attuale giunta, Salvatore Comis. Il reato ipotizzato, in concorso con due presunti esponenti del clan Morabito legato alla ‘famiglia’ Laudani di Catania, ci sarebbe “lo scambio elettorale politico-mafioso”.
Sul grave fatto di cronaca interviene anche Enza Rando, responsabile Legalita’ del Pd e componente della commissione Antimafia: “Il quadro che emerge dalle indagini della Procura di Catania a carico del sindaco di Paterno’, Nino Naso, e di un suo assessore desta preoccupazione per la grave ipotesi di voto di scambio politico mafioso”, auspicando che “il ministro dell’Interno, cosi’ come e’ stato solerte in altre situazioni, non esiti a fare valutazione sulla nomina di una Commissione di accesso”. “Le accuse pesanti di rapporti con i clan richiederebbero almeno le dimissioni degli esponenti politici del centrodestra coinvolti”, aggiunge la senatrice dem.