Relazione Dia: “Infiltrazione della mafia nell’economia legale”
Nel primo semestre del 2021 la Dia ha effettato sequestri per 93.771.071 euro e confische per 129.307.198 euro. E’ scritto nero su bianco nella relazione della Direzione Investigativa Antimafia che abbraccia i primi sei mesi del 2021, presentata al Parlamento dal Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. Gli investigatori, hanno monitorato 933 imprese ed effettuato 181 controlli. Sono state emesse 455 interdittive antimafia ed effettuate 68.534 segnalazioni per operazioni sospette.
La criminalità organizzata non si è mai fermata. Durante la pandemia, la delittuosità “continua a mostrare come le organizzazioni criminali si stanno muovendo secondo una strategia tesa a consolidare il controllo del territorio”. Il controllo del territorio “è ritenuto, elemento fondamentale per la loro stessa sopravvivenza e condizione imprescindibile per qualsiasi strategia criminale di accumulo di ricchezza. L’immediata disponibilità dei capitali illecitamente acquisiti dalle mafie potrebbe incidere, mediante le attività di riciclaggio, sulla capacità dei sodalizi di inquinare l’economia e di infiltrare la pubblica amministrazione per intercettare le risorse pubbliche immesse nel ciclo produttivo”.
Alla luce di queste considerazioni, la Relazione di questo semestre delinea le probabili direttrici d’azione futura delle mafie soffermandosi sulla loro capacità di infiltrare l’economia. Al riguardo e in ordine ai possibili rischi che nel senso potranno essere originati dall’immissione di capitali comunitari descrive l’efficacia degli strumenti posti a disposizione dalla legislazione cogente di settore in chiave sia preventiva, sia giudiziaria”.
“L’inquinamento dell’economia dei territori di riferimento tradizionalmente attuata nei campi imprenditoriali dell’edilizia, del movimento terra e dell’approvvigionamento degli inerti, dello smaltimento dei rifiuti, della gestione dei servizi cimiteriali e dei trasporti, è stata evidenziata nel semestre anche nel business riguardante il traffico di prodotti petroliferi”.
“Nel semestre l’operazione ”Petrol-Mafia Spa” ha portato l’8 aprile 2021 all’esecuzione di 71 misure cautelari a carico di persone ritenute responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso, riciclaggio e frode fiscale di prodotti petroliferi – si legge – L’indagine condotta dalla Guardia di Finanza ha evidenziato il coinvolgimento di una compagine catanese facente capo a soggetti già implicati in precedenti attività investigative quali imprenditori di riferimento delle organizzazioni mafiose di Catania Mazzei e Pillera.
E’ stato anche disvelato il solido collegamento tra le compagini ‘ndranghetiste del vibonese e i gestori di un deposito fiscale ubicato a Locri (RC) dove appartenenti a consessi mafiosi campani e siciliani avevano interesse ad avviare stabili commerci al fine di sviluppare ulteriori e remunerative forme di frode”.
Contrariamente al contesto della Sicilia occidentale l’assetto della criminalità organizzata nella provincia di Catania e soprattutto nel capoluogo si caratterizza per la presenza e l’operatività di diverse organizzazioni criminali. A Catania cosa nostra continua a essere rappresentata dalle storiche famiglie Santapaola – Ercolano e dei Mazzei. A Caltagirone, nel comprensorio “Calatino – Sud Simeto”, dall’autonoma famiglia La Rocca, mentre a Ramacca è residuale l’operativa dell’omonima famiglia. Nel Territorio operano anche anche altre famiglie. Che seppur fortemente organizzati e per quanto regolati secondo gli schemi classici delle consorterie mafiose evidenziano una maggiore flessibilità non facendo parte organicamente della struttura di cosa nostra. Tra questi ci sono i Cappello – Bonaccorsi, i Laudani, Pillera – Di mauro, Sciuto (Tigna), Cursoti, i Piacenti e i Nicotra.
Il ruolo predominante tra le consorterie catanesi è sicuramente ricoperto dalla famiglia Santapaola – Ercolano, per la capacità sia di estendersi e permeare i territori limitrofi, sia e nondimeno di intessere rapporti e infiltrarsi nei tessuti imprenditoriali e nei canali dell’economia legale. Allo stato l’affidamento della reggenza ha subìto diverse variazioni legate alle scarcerazioni di esponenti dotati di una maggiore autorevolezza. Nella relazione semestrale viene evidenziato anche il carattere transnazionale degli interessi criminali del clan. Il business principale si conferma quello degli stupefacenti.